domenica 16 novembre 2014

Ne avevamo bisogno, tutti.


Nell'ultimo post, scritto all'indomani di Inter-Verona, auspicavo l'esonero di Mazzarri e "sognavo" l'ingaggio di Mancini. L'incontro tra Thohir e Moratti di quello stesso giorno sembrava essersi risolto con un nulla di fatto: al tecnico toscano era stata per l'ennesima volta rinnovata la fiducia, anche se questa non poteva prescindere dai risultati. Invece, venerdì mattina Gianluca Di Marzio annuncia su Sky Sport 24 il clamoroso cambio sulla panchina dell'Inter. Ieri la presentazione in grande stile e il primo allenamento sotto il diluvio, oggi la prima partitella in famiglia. E tra sette giorni il Derby.


L'entusiasmo con cui è stata accolta la notizia fa capire quanto ne avessimo bisogno, tutti quanti, dalla società ai tifosi. Non so se la gioia fosse più per l'esonero del mai sopportato Mazzarri, o per il ritorno del Mancio. Onestamente, il solo allontanamento dell'allenatore di San Vincenzo mi avrebbe sollevato non poco, ma nessun altro sostituto avrebbe portato l'euforia di Mancini, per una serie di motivi talmente ovvi, che non vale nemmeno la pena di scriverli.


Proprio l'atmosfera di Inter-Verona mi aveva fatto capire che la situazione era ormai insostenibile, forse lo stesso Thohir, presente in tribuna, ha colto le stesse sensazioni. Uno stadio deserto, con nemmeno dieci mila spettatori paganti, con quel silenzio che ti aspetti ovunque tranne che a una partita di calcio. I giocatori annunciati con tono trionfalistico e musica epica in sotto fondo dallo speaker, quest'ultimo costretto a sussurrare appena il nome dell'allenatore per impedire che venga fischiato. Una presentazione stridente e quasi irridente, vista la situazione. Per non parlare dell'ormai ex tecnico, che si arrampica sugli specchi con le ultime scuse rimastegli (quella della pioggia rimarrà negli annali), e deve subire per novanta minuti il laser puntatogli addosso da un suo stesso tifoso.


E faccio notare che non si è ancora parlato della questione tecnica. Una squadra annegata nella mediocrità della sua rosa e del suo allenatore, incapace ormai di valorizzare le poche qualità a sua disposizione. Tutto ciò aveva portato a sentimenti che da tifoso non avevo mai provato: rassegnazione e disinteresse. Fino a poco tempo fa, perdere una partita (o addirittura non vincerla) voleva dire dormire male la notte seguente. Ora la sconfitta ti scivola addosso, come se ci avessi fatto il callo. La voglia di vedere le partite è stata messa a dura prova: spesso, se trovavo di meglio da fare, non la guardavo neanche. E non sono troppo lontani i tempi in cui mi presentavo a Comunioni, Cresime o simili con radiolina prima, tablet poi.
Per fortuna il presidente si è reso conto che investire adesso su Mancini, che porterà a San Siro più persone e farà vendere più magliette, potrebbe essere più conveniente che buttare via un altro anno. Tenteremo di raggiungere il terzo posto, obiettivo non impossibile, ma estremamente difficile. L'entusiasmo da solo non potrà bastare. Ecco che allora mi aspetto, e questo lo hanno fatto notare in tanti, che Thohir smuova la situazione: sono convinto che Mancini non chiederà dieci giocatori, ma un paio. Il solo ingaggio del Mancio fa capire che forse non siamo così al verde come dicono i numeri. Forse la dirigenza ha aspettato l'incontro con la UEFA per non presentarsi con un allenatore appena licenziato.
Lascio per ultima la notizia più bella. Probabilmente Inter-Verona del 9 novembre 2014 è stata l'ultima partita in cui l'Inter è scesa in campo con il 3-5-2. 

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