lunedì 6 ottobre 2014

Immobili. Fiorentina-Inter 3-0


6 giornate, 8 punti su 18 disponibili. E' questo il bottino con cui arriviamo alla sosta, solitamente ritenuta dannosa quando si perde, ma che, al contrario, potrà essere utile per riflettere a lungo su una squadra che, oltre a un sacco di altri problemi, sembra avere delle lacune "strutturali" (cit. SKY) a cui è difficile mettere una pezza nel breve periodo.
Non invidio Mazzarri, perché per il modo in cui ha impostato la squadra, non saprei al suo posto cosa inventarmi per risollevare la situazione, anche se lui dice di sapere quali corde toccare. E non invidierei neanche un suo eventuale sostituto, che erediterebbe una situazione disastrosa in cui il tecnico è solo una parte del problema. E, infine, non invidio neppure Thohir, che deve prendere una decisione difficile, con poche soluzioni e una situazione societaria ancora fragile.


Ma veniamo a ieri sera. La differenza di corsa e di movimento senza palla nei confronti della Fiorentina erano imbarazzanti (eppure loro hanno giocato giovedì come noi). Ogni volta che c'era da far ripartire l'azione, si ricorreva a un banale appoggio al compagno più vicino (per non parlare dei retropassaggi), spesso in orizzontale, con il giocatore in possesso di palla a guardarsi intorno nella speranza che qualcuno si facesse vedere. Non mi sento di dire che il Mister abbia sbagliato formazione, anche se sono parecchio deluso da M'Vila (lentissimo e macchinoso), perché non credo che cambiando qualche interprete o il modulo sarebbe cambiato qualcosa.
Guardando la partita, si ha sempre la sensazione che nulla possa cambiarne l'inerzia. Le trame di gioco si susseguono identiche senza un guizzo, una rischio, uno che si prenda qualche responsabilità.
Fino alla settimana scorsa potevamo almeno rallegrarci di non subire goal (eravamo a 10 fatti e 1 solo subito), ma sono bastate le ultime due gare per far perdere anche quella certezza. L'Inter oggi è proprio questo: una squadra senza certezze. E gli avversari lo percepiscono, ci affrontano senza alcun timore, tentano giocate impensabili e ci riescono. E' sempre stata una nostra caratteristica, quella di esaltare la squadra avversaria: la Fiorentina in una partita ha segnato quanto nelle precedenti cinque, con prodezze irripetibili. ma questo è successo anche con il Palermo (0-7 nelle ultime due) e con il Cagliari, che ha già finito di stupire.


La cosa tremenda è che dopo la prima, e anche dopo la seconda rete viola, non c'è stata la reazione di un gruppo (solo un tiro di Icardi). Ma c'è un'altra cosa, forse ancor più tremenda, che riguarda il tifoso interista: dover guardare la partita. Ormai è diventato un supplizio, quasi un'agonia, perché non hai più la forza di arrabbiarti, vuoi solo che lo scempio finisca per spegnere la tele e fare altro. C'erano epoche (bei tempi) in cui la sconfitta bruciava, rimaneva lì per ore prima di passare. Ora non fa quasi più effetto visto che la speranza ha lasciato spazio alla rassegnazione. Non ci si illude neanche più: provare a rimontare il Cagliari, recuperare i primi due goal della Fiorentina, imprese che un tempo erano possibili, per non dire all'ordine del giorno, ma che adesso non abbiamo neanche la forza di tentare
Ora ci attendono quindici giorni di chiacchiere (il lato negativo della sosta), in cui si parlerà della crisi dell'Inter e delle sue difficoltà. Ma sono due settimane in cui Mazzarri, se sarà ancora in sella, dovrà lavorare molto con il  suo mago Pondrelli sulla condizione atletica, non all'altezza del calcio professionistico.
Usciamo per un momento dal mondo Inter. Juve-Roma 3-2 (Rocchi). Il disgusto. E' incredibile il modo in cui tutti e tre i goal siano scaturiti, la leggerezza con cui vengono fischiati due rigori alla Juve. Siamo alle solite: una volta noi eravamo la parte lesa, ora c'è la Roma a fare da agnello sacrificale. Per fortuna, c'è il palcoscenico europeo in cui i gobbi continuano a far ridere. Accontentiamoci di questo, in attesa di tempi migliori.   
 

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