giovedì 25 settembre 2014

L'importanza di sfatare un tabù. Inter-Atalanta 2-0


Una meritata vittoria contro l'Atalanta regala all'Inter il terzo posto in compagnia della Samp di Sinisa Mihajolovic e del Verona di Andrea Mandorlini, due allenatori con passato neroazzuro per i quali un po' tutti simpatizziamo. Il risultato non deve però far pensare a una partita vinta con facilità: tutt'altro. Il palo di Vidic, l'infortunio di Icardi e il rigore sbagliato da Palacio erano segni nefasti di un'altra partita maledetta -come quelle dello scorso anno- in cui non si riesce in alcun modo a sbloccare il punteggio. La manovra non mi è piaciuta molto: troppi lanci lunghi da parte dei difensori (Ranocchia in primis), il solito rito di passare dagli esterni e quindi da Jonathan, davvero inguardabile, attaccanti quasi sempre serviti spalle alla porta. Nonostante ciò, le occasioni l'Inter le aveva create. Tra il palo di Nemanja e il  penalty sbagliato da Rodrigo abbiamo visto anche un tiro a fil di palo di Guarin e un'altra chance per il Trenza, imbeccato manco a dirlo da Kovacic, uno dei pochi che sa verticalizzare. Vedendo la marea di goal mancati, la mente non è potuta non tornare alla più recente sfida con i bergamaschi, quando malgrado pali e traverse riuscimmo a perdere in casa. Quando si profila una scenario come questo è indispensabile risolvere la situazione da palla inattiva.
 

Osvaldo ha nel repertorio colpi come questo: devo dire che mi ha veramente stupito, non solo per la sua capacità realizzativa (in 4 partite ha fatto il triplo delle reti fatte quando era alla Juve), ma per l'apporto positivo alla squadra. Fin'ora Mazzarri ha avuto ragione volendolo, speriamo che l'oriundo continui così, visto che gli acciacchi delle altre punte lo faranno giocare molto.

Anche se la formazione di Colantuono non ha creato molto, quando il match rimane sull'1-0 fino a cinque minuti dalla fine, hai sempre paura della beffa. Se poi stai affrontando l'Atalanta, che non battevamo dai tempi di Mourinho, la sfortuna è sempre in agguato. Era auspicabile chiuderla prima, anche se un altro palo colpito questa volta da Palacio e lo scivolone di Kovacic in area ci hanno reso impossibile il secondo sigillo. Anche perché nell'ultimo quarto d'ora siamo calati e, anche se i gli ospiti non avevano creato pericoli, avevano comunque inserito Denis, una delle nostre tante bestie nere la cui sola presenza, anche se non ha toccato palla, ha fatto salire l'ansia di portare a casa il risultato. Dulcis in fundo, su una punizione molto dubbia, Hernanes ha chiuso i conti mettendo la palla all'incrocio.

E' positivo il fatto che chi entra sia sempre pronto e all'occorrenza segni (ieri sera è accaduto due volte), poiché giocando così spesso gli imprescindibili sono davvero pochi. Al momento credo che i tre giocatori di cui non possiamo fare a meno siano Kovacic, Dodò e Medel. Il primo è l'uomo di maggior talento, con una visione di gioco unica nella nostra rosa. L'esterno brasiliano ha portato una tecnica sulla fascia fin'ora sconosciuta (il paragone col Divino e Nagatomo è impietoso). Infine, il mastino cileno porta un equilibrio fondamentale per il nostro centrocampo. E' già entrato nel cuore dei tifosi: le ovazioni quando recupera con grinta il pallone fanno capire ancora una volta quanto il pubblico interista sia competente e non abbia delle fette di salame sugli occhi. 


Ora ci attende un'altra partita in casa, occasione ghiottissima per mettere fieno in cascina, contro una squadra che fin'ora ha fatto un solo punto e che, quindi, ne ha un bisogno disperato. Non vorrei essere precipitoso, è ovvio che ci sono ancora un sacco di partite, ma credo che quella di domenica possa dire se siamo o no da terzo posto. Le avversarie più dirette, Napoli e Fiorentina, stanno faticando e il Milan si sta già sgonfiando. Attualmente l'Inter è la squadra messa meglio, ma per centrare l'obiettivo Champions serve una continuità che l'anno scorso non abbiamo mai avuto, e  il pareggio di Palermo ha insinuato dubbi anche su quella di quest'anno. Servono le famose tre vittorie consecutive, siamo a una, vediamo domenica di andare a due.     
   

Nessun commento:

Posta un commento