giovedì 5 febbraio 2015

La Rana e i Pollastri. Napoli-Inter 1-0


E' incredibile come l'interismo regali sempre i modi più irritanti per soffrire, come se fosse tutto già scritto o deciso da un'entità superiore. Sta diventando difficile guardare le partite, e questo, sinceramente, non me lo sarei mai aspettato. Non siamo ancora arrivati alle sensazioni che provavo vedendo l'Inter di Mazzarri, tanto per chiarire, soprattutto nelle uscite europee. Quella era una squadra che giocava talmente male che facevi persino fatica a sostenerla. 
Ieri, secondo me, l'Inter non ha fatto la sua miglior partita, tutt'altro. Il primo tempo mi è sembrata una sagra degli errori: passaggi elementari sbagliati, marcature inesistenti, contrasti persi. Tutti segnali di un gruppo che pur credendoci e dando tutto (cosa che non metto in dubbio, per carità), ha talmente paura di sbagliare da perdere lucidità e concentrazione nei momenti chiave. Ma, pur commettendo la solita sfilza di errori, l'Inter ha giocato alla pari del Napoli, e dava la sensazione di averne di più in un eventuale supplementare. 


La sconfitta di ieri ha evidentemente un nome e un cognome: Andrea Ranocchia, indegno capitano che sta facendo di tutto per disonorare una fascia che non ha mai meritato e che solo un folle avrebbe potuto consegnargli. Aveva talmente paura di sbagliare da buttare fuori ogni pallone si vedeva arrivare, pur avendo tempo e modo per gestirlo. Stendiamo un velo pietoso sul modo di marcare Higuain, che non lo fa sembrare neanche un professionista. Ma non si può tacere sull'episodio madre, avvenuto ovviamente all'ultimo minuto di recupero, quando le squadre sono già ai supplementari e anche i cameraman preferiscono indugiare su Benitez piuttosto che sul campo. Non è possibile prendere un goal a pochi secondi dalla fine, a difesa schierata, su una rimessa laterale, quando hai da guardare un solo giocatore. Non credo che Ranocchia sia nelle condizioni di giocare altre partite. Tra l'altro, per uno emotivo come lui, episodi come questi sono delle mazzate da cui non si riprenderà a breve e, se verrà rimesso in campo, sarà terrorizzato. Mi viene spontaneo il paragone con Vidic, giocatore di altra carriera, che ha superato le sue difficoltà iniziali, nonostante l'inizio della sua avventura all'Inter sia stato pessimo. 


Certamente non si può ridurre tutta una gara a un giocatore solo, per quanto la sua scarsezza sia stata decisiva. La Coppa d'Asia ha rimandato a casa Nagatomo: si sentiva davvero la mancanza delle sue corsette e dei ricoli tentativi di fare una giocata. Personalmente, la nota lieta è stata vedere Puscas titolare e giocare tutta la partita, mentre il rientro di Santon, che ha portato la mia mente a 6 anni fa, mi rassicura sul fatto che Dodò diventerà presto una riserva delle riserve. 


Per una squadra come l'Inter è difficile fronteggiare avversario, propria scarsezza e sfortuna insieme. Già, perché poi se prendi un palo all'inizio e subisci goal a un minuto dalla fine, sei anche sfigato. In questo momento gira tutto storto. Mancini continua vedere miglioramenti e io con lui, ma lo score è oggettivamente tremendo: 2 vittorie su 11 partite giocate (o 3 su 12, fate voi). A questo punto, persa la Coppa Italia, spero solo di fare prima possibile i punti per la salvezza, per non rischiare di fare la fine del Borussia Dortmund. E' ovvio che bisogna sbloccarsi, trovare una vittoria per respirare: Ci vorrebbe una ciambella di salvataggio come quella piovuta dal cielo al Milan, che domenica scorsa si è ritrovato un Parma che avrebbe perso anche se avesse giocato da solo. 


Non so con quale speranza mi metterò a vedere Inter-Palermo, visto che i rosanero sono una delle rivelazioni del campionato, giocano un bel calcio e possiedono giocatori di indiscutibile talento (Dybala) a cui in questo periodo riesce tutto. Ci sono tutte le premesse per vedere un altro Sassuolo-Inter, ovvero un'altra sconfitta.  

lunedì 26 gennaio 2015

L'ultima occasione


L'ultima beffarda sconfitta contro il Torino ha compromesso quasi irrimediabilmente il campionato dell'Inter, che questa sera potrebbe trovarsi a dieci punti dal terzo posto. Una distanza che considero irriducibile per molti motivi. Prima di tutto non si vede come questa squadra possa trovare la continuità per inanellare vittorie su vittorie. In secondo luogo, non avendo davanti una sola squadra, ma sei (Lazio, Napoli, genovesi, Fiorentina e Palermo), è davvero difficile sperare che tutte crollino spianandoci la strada. Ecco perché ritengo indispensabile una riflessione sulle priorità dell'Inter: a oggi Europa League e Coppa Italia devono essere i nostri obiettivi principali. Inutile incaponirsi su un campionato nel quale, anche se trovassimo un buon ritmo, questo potrebbe non bastare per rimontare.


Come noto a tutti, vincere la seconda competizione europea significa guadagnarsi l'accesso alla Champions League. Credo che, allo stato attuale delle cose, sia più "possibile" vincere l'Europa League che arrivare terzi. L'Inter non ha mai trovato continuità, ma in una partita se la può giocare con tutte le possibili avversarie. La rosa è composta da indiscutibili talenti individuali che possono decidere una partita (anche se ultimamente succede di rado...) in ogni momento. 
E siccome in questo momento non si ha nemmeno la certezza di arrivare tra le prime cinque/sei, anche la certezza di entrare almeno nell'Europa B sembra remota. Arrivare in finale nella Coppa nazionale dovrebbe bastare per garantirsi l'obiettivo minimo di inizio stagione.


Poi, per carità, può anche essere che mi sbagli, magari tra un mese saremo a ridosso del terzo posto, ed è quello che spero vivamente sotto sotto. Ma in un barlume di realismo, questa "strategia" mi sembra la sola che possa salvare la stagione.  

domenica 11 gennaio 2015

Cercando continuità. Inter-Genoa 3-1


Quella di oggi era una partita ricca di insidie. I due colpi di mercato hanno portato grande entusiasmo tra i tifosi, ma questo rischiava di distogliere l'attenzione dal calcio giocato. Soprattutto perché stamattina eravamo ancora dodicesimi e ci attendeva una squadra che, seppur appannata nelle ultime giornate, era stata al terzo posto e ci precedeva di molte posizioni. Per queste ragioni temevo l'inizio della gara , in cui troppo spesso ci siamo fatti cogliere impreparati e deconcentrati, sempre costretti a rimontare l'avversario.
Oggi la prima palla-goal l'ha avuta Icardi, ma il Genoa si è reso pericoloso subito dopo. A parte questa distrazione, il primo tempo è stato giocato come si deve, anche se l'avversario, rintanato nella propria metà campo ad aspettare un nostro regalo, non lasciava spazi per una manovra molto rapida. Tuttavia, abbiamo schiacciato il Genoa fino a che il goal non è stato quasi naturale.


Podolski e Palacio giostravano bene dietro a Icardi, mentre il ballerino Hernanes, fermissimo, ha fatto di buono solo il calcio d'angolo che ha portato al raddoppio di Maurito. In difesa ottima prestazione di Vidic, indipendentemente dalla rete segnata, anche perché è stata la palla a sbattere sulla sua testa, e discreta quella di Marco "retropassaggio" Andreolli, che pur di non prendersi il minimo rischio, non esitava ad appoggiare la palla all'indietro. In ogni caso, complice la scadente prova del Genoa davanti, la coppia di centrali di oggi ha offerto più garanzie e sicurezza rispetto a quella "titolare". La lunga squalifica di Juan Jesus darà l'opportunità a uno dei due di guadagnarsi il posto.


Oggi, giornata strana, mi trovo a fare i complimenti anche a Guarin, che sta cominciando a limitare gli errori madornali, suo marchio di fabbrica. Non ero per nulla sicuro che lui e Medel bastassero in mezzo al campo, ma soprattutto grazie al cileno, che non smette mai di correre e pressare, non abbiamo sofferto più di tanto i contropiedi genoani.
Mancini fa bene a essere soddisfatto del primo tempo, come di non esserlo del secondo. Come più volte è successo, abbiamo smesso di giocare, aspettando che il tempo passasse. Per fortuna il loro goal è arrivato al 39', e con l'immediato 3-1 ci abbiamo messo una pezza, ma il Genoa avrebbe anche potuto riaprirla prima (vedi traversa di Lestienne).


L'importante oggi era vincere, contava più di ogni altra cosa. Siamo tornati nella metà di classifica che ci compete, accorciando su Milan, Genoa e Lazio, agganciando il Palermo e superando Udinese e Sassuolo. Questa vittoria non avrà valore se non troveremo continuità. Con la gara di Empoli si chiude il girone d'andata, mentre quello di ritorno inizia con gare alla nostra portata (Torino, Sassuolo, Palermo). Se tutto va bene tra un mese guarderemo un'altra classifica. Prima, però, la sfida con la Sampdoria in Coppa Italia, competizione da onorare al massimo in questi periodi di magra.



mercoledì 7 gennaio 2015

Rammarico. Juventus-Inter 1-1

   

Dopo l'ennesimo primo tempo imbarazzante dell'Inter non avrei mai pensato di arrivare a fine partita con un grande senso di rammarico per una partita che, a dieci minuti dalla fine, avrebbe potuto prendere una piega a noi decisamente favorevole. Poi, dopo che Icardi ha clamorosamente fallito l'1-2, sarebbe potuto succedere di tutto. Avremmo potuto vincerla comunque o anche perderla, prendendocela nel fracco in uno degli ultimi assalti della Juve, tornata in vita dopo l'espulsione di Kovacic.
Ed è proprio questa sensazione che deve farci riflettere sui progressi che, almeno dal punto di vista mentale, la nostra squadra ha fatto. Vedere Mancini, a pochi minuti dalla fine, da allenatore dell'undicesima squadra della Serie A che sta pareggiando fuori casa contro la prima, sostituire un centrocampista per mettere un punta, chiudendo con il tridente, mi ha dato una scossa notevole, anche se non nascondo il timore di beccare il goal. Ma il punto è che non ci siamo accontentati, abbiamo tentato fino all'ultimo, o meglio, fino al rosso di Kovacic, di vincerla. È questo il tesoro più importante da portare a casa dalla serata di Torino.
Già, perché tecnicamente ci sarebbero un sacco di cose da dire, diciamo che potremmo scrivere un post per ogni giocatore, e soprattutto non si può sorvolare sul primo tempo, al termine del quale il Mancio sarà stato costretto a sproloqui di ogni tipo per far capire ai nostri come si gioca contro la Juve.



La prima frazione è stata terribile, con i nostri surclassati dalla ferocia agonistica dei gobbi. Ranocchia e Juan Jesus giocavano una partita per conto loro, quella per il peggior difensore centrale della storia dell'Inter (arrivo a rimpiangere il famigerato ammiraglio Vivas), riuscendo a sbagliare ogni rinvio, passaggio, anticipo o chiusura. Il primo goal bianconero, in effetti, viene si da una gran giocata di Vidal, ma non prima che il dinoccolato Llorente sia agevolmente andato via al nostro JJ, che l'unica cosa buona l'ha fatta con la pregevole gomitata a Chielini. Di Ranocchia, oltre gli errori grossolani, mi preoccupano le facce tremebonde, segno di uno che non ha mai la giusta grinta (ed è pure capitano). Per la prossima partita credo siano entrambi squalificati, e non è un male.


In uno scenario così deprimente, che non ci ha mai visto tirare verso la porta di Buffon, è stata una fortuna finire i primi quarantacinque minuti sotto di un solo goal. Come già successo contro la Lazio, nel secondo tempo entra una squadra diversa, almeno più ordinata, anche se comunque non pericolosa. Ma, minuti dopo minuti, la Juve comincia a stancarsi e mollare la presa, senza più costruire occasioni. Ed è proprio in questo momento che sfruttiamo la prima occasione da goal: Icardi, imbucato da Guarin, più sveglio del solito, trasforma senza pietà e ci porta al pari. Per dieci minuti in campo ci siamo solo noi, con tre nitide occasioni per passare perfino in vantaggio, di cui la più clamorosa è di nuovo sui piedi di Maurito, e me la sono sognata per tutta la notte. L'uno due sarebbe stata una goduria immensa, ma forse anche chiedere troppo alla sorte che già ci aveva fatto pareggiare senza particolari meriti. I nostri sogni di gloria si spengono quanto Kovacic compie un intervento troppo vistoso, anche se tutt'altro che violento, che gli vale l'espulsione. Teniamo botta agli ultimi attacchi della Juve, risvegliata solo per il fatto di avere l'uomo in più.



Ha detto bene il Mancio: una grande squadra avrebbe sfruttato quelle occasioni. È ovvio che non lo siamo ancora. Lui ha già cambiato, per non dire stravolto, la testa, ma i piedi dei calciatori non la può cambiare più di tanto. Perché una grande squadra non regala sempre all'avversario i primi quarantacinque minuti. È per questo che per noi il mercato è e sarà determinante. La nostra fortuna è di avere Mancini seduto sulla nostra panchina, un'arma decisiva, un motivo in più per un giocatore di scegliere l'Inter. Abbiamo già visto ieri quanto possa essere utile Podolski, il cui ingresso ha cambiato la partita. Spero vivamente che si possa chiudere al più presto per Shaqiri, che mi piace moltissimo.


In ottica classifica, siamo ancora a destra, ma sembra che le concorrenti facciano di tutto per aspettarci. Hanno vinto solo Napoli e Lazio ( e Sassuolo e Palermo). La prossima partita ci vedrà in casa contro un Genoa che non sembra nel suo miglior momento. Speriamo di non regalare un tempo pure a loro.

lunedì 22 dicembre 2014

Come complicarsi la vita. Inter-Lazio 2-2


Era un'altra di quelle domeniche in cui l'occasione per recuperare terreno dalle avversarie per il terzo posto era più ghiotta che mai. Nessuna aveva fatto punti, tranne il Napoli giovedì scorso. Samp, Udinese, Milan, Fiorentina e Palermo avevano pareggiato, il Genoa addirittura perso. Dopo quarantacinque minuti, tuttavia, era diventata un'altra di quelle domeniche da imprecazione continua, in cui sei costretto a vedere erroracci individuali di rara bruttezza. Il secondo tempo è l'ennesimo brodino caldo, l'ultimo dell'anno, che serve molto di più al morale che a una classifica che ci vede a sei punti dalla Champions League, ma con una marea di squadre davanti.
Avevo già detto nel precedente post che l'Inter ha un gioco molto rischioso se consideriamo la qualità degli interpreti. Ebbene, secondo me il primo tempo di ieri non è stato molto peggio di quello con il Chievo, abbiamo concesso agli avversari lo stesso numero di occasioni, forse anche meno, ma il maggior valore della Lazio ha fatto si che dopo la prima frazione ci ritrovassimo 0-2. Anche se sarebbe meglio dire che le occasioni non le abbiamo concesse, ma regalate, con Ranocchia e Juan Jesus messi alla berlina da un Felipe Anderson qualunque, diventato Maradona grazie alla nostra scarsezza. Imbarazzante l'immobilità di tutto il reparto difensivo sul primo goal, inconcepibile il modo di "marcare" di Juan Jesus, che beve ogni minima finta girandosi su se stesso, non prima di aver fatto fare al nostro giustiziere almeno venti metri di campo in solitaria, lanciato da un buco clamoroso del nostro capitano.
C'è anche da dire che Mancini ci ha messo del suo per rendere tutto più difficile, facendo giocare contemporaneamente e nella stessa zona di campo Nagatomo e Dodò, che di due non ne fanno uno. Inizia dietro Dodò, che dopo un minuto calcia fuori con ignoranza un pallone giocabilissimo da cui scaturisce il vantaggio laziale. Nagatomo saltella nella terra di nessuno con un'espressione ancor meno rassicurante del solito. Dopo un inizio da incubo, il mister inverte i due: le cose vanno leggermente meglio, anche se il brasiliano sparisce dalla partita ( e verrebbe da dire: "meno male..."), il giapponese regala perle di scarsezza incredibili, come quando tenta di andar via a Basta portandosi il pallone fuori. Al 44' arriva, tardivo, il cambio: fuori Dodò, dentro Medel, che stopperà anche il pallone in un modo orripilante, ma costituisce un frangiflutti ad oggi indispensabile se consideriamo i due scienziati che gli stanno dietro. Davvero inspiegabile la mossa del Mancio, soprattutto dopo una partita in cui la squadra sembrava aver trovato nel rombo il suo assetto migliore. 


La mia sensazione è che se ci fosse stato ancora Mazzarri la partita sarebbe finita lì: ogni volta che era andata sotto, l'Inter non aveva mai dato l'impressione di poter rimontare (pensiamo alle gare con Cagliari e Fiorentina). E forse non sarebbe successo nemmeno ieri sera, se Kovacic non avesse sfoderato un goal tanto bello da dare la scossa alla squadra e allo stadio. Una scossa tanto forte da far sbloccare anche Palacio, che finalmente torna al goal e perde l'espressione incupita degli ultimi mesi. Alla fine rischiamo di segnare anche il 3-2, ancora con Mateo, ma forse sarebbe stato troppo. Non che non lo meritassimo, Handanovic non ha toccato un pallone, ma per come si erano messe le cose è un punto guadagnato.
Mancini azzecca il cambio nel secondo tempo, togliendo per la gioia di tutti Guarin, verso il quale non so più quali insulti inventarmi, inserendo il giovane Bonazzoli che calcia (bene) la punizione del 2-2. Spero veramente che con ieri sera il colombiano abbia giocato la sua ultima partita nell'Inter: vederlo giocare è uno strazio, perde palla con facilità incredibile, riesce a fare sempre la cosa sbagliata. Mi illudo che qualcuno non troppo informato abbocchi all'amo, vedendo solo gli highlights delle nostre partite e i suoi tiri migliori (uno anche ieri). Alla fine è l'unico da cui poter ricavare qualcosina senza perdere in qualità, per finanziare un mercato che altrimenti non avrebbe nessuna pretesa. Ringrazio ancora i tifosi che hanno fatto casino perché lo trattenessero e la società che li ha ascoltati...


L'abbiamo detto più volte, il lavoro del nuovo tecnico si vede, ma siamo deficitari in troppi ruoli . Non so voi, ma io sono tranquillo quando la palla la giostrano quei due o tre soliti noti. Quando passa dagli altri mi aspetto sempre l'errore, o che la perdano malamente. Per questo è importante che la squadra venga rafforzata, e il fatto che sia Mancini a sedere sulla nostra panchina dovrebbe essere una garanzia. Vedremo se i bei nomi accostati all'Inter saranno destinati a restare idee, intanto colgo l'occasione dell'ultimo post dell'anno (credo) per mandare a tutti i lettori un sincero augurio di Buone Feste.

martedì 16 dicembre 2014

La consapevolezza del rischio. Chievo-Inter 0-2


Dopo un mese esatto dal ritorno di Mancini sulla nostra panchina, troviamo una squadra stravolta nel gioco e nell'atteggiamento, talmente diversa da quella messa in campo da Mazzarri che risulta difficile fare paragoni. Non intendo dire che sia straordinaria, anzi, ma semplicemente diversa, per sottolineare l'impatto del cambio di tecnico. Spiccano la costante ricerca della giocata e la linea difensiva molto alta, due cose che un tifoso ama vedere, ma che si possono trasformare in un boomerang se gli interpreti non sono all'altezza
Purtroppo, nel nostro caso, la palla passa spesso per i piedi ignoranti di Guarin. Ormai mi sono convinto che il Mancio lo metta in campo per cercare di venderlo, essendo il colombiano un giocatore da highlights, che alla fine è persino entrato nelle azioni dei goal, per fortuna senza toccare la palla. Sono convinto che Obi dia molte più garanzie in questo momento. Ma a fare compagnia al Guaro nel gruppo degli inadatti ci metto anche Nagatomo, che per fortuna toglierà il disturbo per un po' e se andrà a giocare la Coppa d'Asia, Juan Jesus, che mi sembra essere limitatissimo tecnicamente e mentalmente, e guarda un po' anche Ranocchia, checché ne dicano a Sky. In generale, tutta la linea difensiva merita un applauso per come fa il fuorigioco, ma i due centrali vanno troppo facilmente in bambola, e nessuno dei due è abbastanza leader per sorreggere l'altro. 


Tutto questo per dire che, essendo la tua squadra composta da giocatori non all'altezza, facendo questo tipo di gioco ti esponi a svariati rischi. Già perché questi giocatori sono semplicemente scarsi e, se messi nella condizione di sbagliare, lo fanno. Quanti passaggi sbagliati, svirgolate,  incomprensioni abbiamo visto da parte dei succitati e non solo? Ma è un rischio di cui Mancini è perfettamente consapevole: spera che con il tempo un giocatore che commette 20 errori a partita, ne faccia solo 10. E spera che qualche titolare inamovibile di adesso possa, a Gennaio, accomodarsi in panchina per far spazio a qualche nuovo acquisto. 
Anche un allenatore modesto come Mazzarri aveva colto i limiti di questa squadra: la sua soluzione era stata giocare con cinque difensori più Medel, esponendosi tra le altre cose al linciaggio per aver giocato con il solo Icardi in attacco nella gara casalinga contro il Qarabag, per subire il meno possibile. Il risultato era che alla fine subivamo lo stesso e vedevamo delle partite orribili in cui faticavamo persino a tirare in porta. 
Dobbiamo essere consapevoli che questa squadra ha nello scarso livello tecnico il suo tallone d'Achille: continueremo a vedere gli errori e gli orrori di sempre, ma anche una squadra propositiva e offensiva che fa sempre la partita, con tutti i suoi limiti.


Fortunatamente Mancini ha accantonato idee assurde come far giocare Kovacic, tornato finalmente al goal, e Icardi da esterni d'attacco, preferendo un sicuro rombo in cui la maggior parte dei giocatori gioca nel suo ruolo. Abbiamo piacevolmente ritrovato D'Ambrosio, giocatore di poco appeal mediatico, che però è forse il migliore esterno che abbiamo
Questa vittoria serve per il morale e la classifica. Purtroppo siamo ancora nella parte destra, ma la chimera del terzo posto è a 6 punti. La partita con la lazio è da vincere, almeno per passare serenamente le feste...

domenica 7 dicembre 2014

Il collasso. Inter-Udinese 1-2



E' inutile che facciamo calcoli, che gioiamo se il Milan perde, il Napoli pareggia o un'altra squadra davanti a noi perde punti, se vedi svanire ogni speranza, anche quella più modesta, come superare in casa un'Udinese, con un harakiri che ha portato la mia mente a Livorno, poco più di sei mesi fa, e che sembra essere diventata la nostra specialità.
Non è accettabile un errore come quello commesso da Palacio, che da tre mesi è l'ombra di se stesso. Gli farebbe bene prima di tutto una cura Qarabag, giocando con (si spera) i ragazzini per scendere dal piedistallo dell'inamovibilità. E poi, se necessario, anche un po' di sana panca. Non per sempre, sia chiaro. Rodrigo è tecnicamente il nostro migliore attaccante, ma per averlo così preferisco che Icardi (che di riffo o di raffa il goal te lo fa quasi sempre) e Osvaldo giochino insieme. Poi si può discutere di tutto, del fatto che il secondo tempo sia stato giocato con la paura e la disattenzione di una squadra che ha il terrore di sbagliare. Di alcuni personaggi, come Nagatomo, che non imbrocca un cross neanche per sbaglio. Di Kuzmanovic, la cui prestazione è l'emblema di quella della squadra. Ordinato e preciso prima, confuso poi, con un colpo di tacco tentato nel finale che lascia intristiti. Ma cerchiamo di essere lucidi, per quanto possibile dopo l'ennesima mazzata, che ogni volta fa pensare che non c'è mai fine al peggio. 


Nel primo tempo è stato giocato il miglior calcio degli ultimi tempi: squadra corta, aggressiva, che recuperava il pallone non appena lo aveva perduto. Manovra veloce e, per fortuna, poco basata sugli inutili esterni. Il tutto aiutato da un'Udinese remissiva e intimidita. Purtroppo i primi quarantacinque minuti portano un solo goal di vantaggio, oltre a una traversa di Kovacic e a un dominio territoriale pressoché totale.


E il secondo sembra iniziare sulla falsa riga del primo, con l'Inter ancora in fase offensiva e Juan Jesus che si divora il raddoppio calciando con ignoranza senza guardare il primo palo sguarnito (il tutto da un metro di distanza dalla porta). Poi qualcosa inizia a incepparsi: Medel non arriva più per primo anche sui palloni dei compagni e come spesso va a finire, la prendono gli altri, che ci spaventano un paio di volte in contropiede prima di punirci con un triangolo elementare che non fa altro che evidenziare quanto la squadra sia collassata. Da qui in avanti, il caos: rimpalli, pedate ignoranti a casaccio, azioni personali senza pretese. Ma eri 1-1, pur avendo subito un tracollo qualitativo imbarazzante, eri in partita con più di venti minuti per vincerla.
A questo punto succede il fattaccio, proprio quando pensi di averle viste tutte. Palacio che va a ricevere un rilancio del portiere a metà campo (ma perché?!) e che dopo averla controllata, senza essere particolarmente pressato decide di ritirare la palla allo stesso Handanovic (ma perché!), con un passaggio che diventa un assist e l'equivalente di una condanna a morte per le nostre speranze. 
Capisco e compatisco Mancini, perché se ci infuriamo noi da semplici tifosi, non immagino quanto possa farlo lui che è l'allenatore. Nel primo tempo sembravano improvvisamente maturati i frutti del suo lavoro, ma lo scempio avvenuto dopo fa capire quanto ci sia ancora da fare. A questo punto guardare la classifica o inseguire qualcuno non ha senso. Bisogna solo cercare di fare tre punti, di vincere, in qualunque modo. Sperando di non riuscire a resuscitare anche il Chievo, che tra parantesi magari domani se becca tre dal Cagliari.